martedì 8 maggio 2012

L'impotenza di un kalashnikov

Lei rideva. Le labbra scoperchiate in un ghigno gengivale privo del benchè minimo pretesto, se non quello della presa in giro. Rideva di me. Della mia gentilezza scambiata per compiacenza. Della mia disturbante gioventù. Dell'apparente inerzia che proprio la nostra disparità di forze mi imponeva; me ne stavo lì,col dito sul grilletto di un kalashnikov puntato contro un fucile giocattolo che sparava sparava sparava i suoi turaccioli,ma non colpivo. Perchè le mie cartucce erano vere; vere come la solitudine condivisa col suo piccolo cane...come la sua vecchiaia generosa di acciacchi e avara di saggezza...come la malcelata derisione dei giovani "pupilli" e l'illusorietà dei suoi mille più mille sogni...
Ho abbassato il kalashnikov perchè non avrei potuto colpirla senza trasformare la mia forza in crudeltà.

2 commenti:

  1. Bellissimo questo brano! Scegliere il punto di vista del giovane armato di fronte ad una anziana che, pur essendo fragile, o forse proprio per questo, mostra un atteggiamento sprezzante. Mi ha ricordato l'atteggiamento che hanno avuto all'università i miei docenti, che per la maggior parte mostravano disprezzo verso gli studenti, anche verso quelli che si impegnavano. All'inizio mi chiedevo il perché, poi ho capito: il nostro peccato imperdonabile era essere giovani, avere ancora una prospettiva, persino qualche sogno. E questo loro non ce lo perdonavano. Spero di non diventare così da vecchio. Mi viene in mente anche una mia vicina di casa che ha 99 anni. E' una donna terribile: pettegola, impicciona, presuntuosa, piena di pregiudizi... a volte mi pare che sia tenuta in vita dalla cattiveria.

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  2. é terribile eppure così facile lasciarsi andare all'invidia e alla cattiveria che ne consegue.
    Spero davvero che il nostro futuro e la nostra vecchiaia non ci riservi questo triste regalo.

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