mercoledì 16 gennaio 2013

8

La prima volta fu versione portachiavi. La vidi oscillare lievemente dal cruscotto di una fiammante Harley Davidson,quasi mimetizzata nel nero lucido della carrozzeria,se non fosse stato per quell'8 bianco che sembrava quasi ammiccare a un eventuale ladro: il biker aveva dimenticato le chiavi nella moto.
Da allora la ritrovai in molte fogge : ciondolo, pelouche, accendino, biglia, timer da forno, caramella, accessorio per cellulare o auto...persino versione audio cuffia,una metà per orecchio.
Ma non l'avevo mai compresa : perché proprio la numero 8, e non qualunque altra fra le sue quattordici ben più allegre e colorate sorelle?
Al centro del triangolo come l'occhio di Dio, la palla da biliardo numero 8 viene fatta roteare per scaramanzia dai giocatori a inizio partita. Poi la "spaccata". E mentre sul panno verde (o blu) si intrecciano mille traiettorie,di lei quasi ci si dimentica. Eppure basta mandarla in buca nel momento sbagliato per perdere, e in quello giusto per vincere ; spesso indipendentemente dall'abilità e dalle strategie di gioco.
Con la sua discreta ma decisiva presenza, essa è la zona d'ombra che all'improvviso svela, in accordo col significato dell'8 esoterico, le infinite eventualità celate dietro ogni angolo dei nostri piani prefissati, delle nostre mosse calibrate. E' l'imprevedibile destino che cerchiamo di addomesticare sotto le rassicuranti quanto mentite spoglie dei più svariati oggetti di uso comune ; ma pur sempre fedele a sé stesso. Come quando ammicca sornione da un portachiavi dimenticato nel luogo e nel momento più inopportuni. Per distrazione, o anche per fatalità.

                      Wizzy e il biliardo