martedì 18 settembre 2012

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Deposto il kalashnikov (cfr."L'impotenza di un kalashnikov"), ho accettato ciò che l'amica di nonna Speranza aveva da darmi : un tè nella sua bella casa piena di ricordi.
Nella penombra del soggiorno, la solitudine si snodava in ampie volute fra ninnoli e ritratti di gente morta strappati puntigliosamente alla polvere,bambole agghindate da sposa e fiori di stoffa mai appassiti nè sbocciati,macerando in sè stessa come un'anguilla dentro una boccia di vetro.
Fuori, un gatto bianco e nero se ne stava sul tettuccio di un'auto con l'aria da pascià in trono,felice di abitare la sua pelliccia e il rettangolo di sole che ancora lo separava dal tramonto. Non si sentiva solo e proprio per questo non lo era. La solitudine è un mostro che abbaia unicamente a chi le prepara la cuccia.

4 commenti:

  1. Riconosco la citazione da Gozzano ;-)
    E' una descrizione molto suggestiva, quasi poetica, con elementi che mi ricordano atmosfere gotiche, alla Edgar Allan Poe (in particolare nel racconto "Il crollo di casa Usher".
    Molto efficace, e vero, il finale!
    ;-)

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  2. Ti ringrazio molto,è bello avere una buona critica da un ottimo scrittore. Non ho ancora letto quel racconto, ma Poe è uno dei migliori nel suo genere,e mi piace tantissimo.

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  3. Mi lasci sempre senza fiato e parole.
    Non so come replicare.
    Wow
    Grazie

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